I sogni, il lavoro, i progetti ed il confronto con la realtà: le storie di alcune delle imprese nate con il Vivaio
Siamo andate ad incontrare le imprenditrici e gli imprenditori che in questi anni, con noi, hanno dato vita ai loro sogni, alle loro idee, per farne progetti imprenditoriali.
Vogliamo sapere di loro, raccontare la loro storia, perché è anche la nostra storia e la storia di tante persone che, come loro, hanno provato a trasformare un sogno in un progetto.
www.unacosablu.it
Per l’intervista di oggi, ho raggiunto Daniela Cusano nello showroom di Conti Confetteria Firenze, in Via dello Sprone, a due passi da Piazza Pitti. In questo showroom Daniela è ospitata con le sue proposte di accessori da sposa e cerimonie, in una logica di collaborazione e condivisione, di lavoro in rete . Entro in un piccolo spazio raffinatissimo e curato nei minimi particolari, dove gli accessori di Una Cosa Blu, sembrano trovarsi perfettamente a loro agio.
Daniela viene da Benevento, dove attualmente ha il suo laboratorio di progettazione ed il suo magazzino, ma si divide tra Firenze e Benevento.
La sua giovane impresa come spesso accade alle nostre imprese, nasce da una passione: “Da sempre ho disegnato. Da bambina e da ragazzina non facevo che giocare con le forme e i colori, soprattutto con i colori, disegnavo e creavo con le mani, tagliavo e cucivo. Ed ero attratta irresistibilmente da tutto ciò che risaliva all’inizio del secolo scorso, agli anni ’20-‘30, ai materiali, alle proporzioni, alla raffinatezza delle creazioni di abiti ed accessori.”
Terminato il Liceo, si trasferisce a Roma per studiare presso lo IED di Roma, istituto Europeo del Design: “Qui ho avuto l’occasione di una importante formazione a 360°, su tutto quello che ruota intorno al mondo della moda, dal giornalismo, alla progettazione e realizzazione di abiti e accessori. Dopo l’università, le prime esperienze di lavoro e contemporaneamente l’occasione di insegnare in diversi istituti universitari ed anche allo stesso IED. Conclusa una importante esperienza di lavoro presso Valentino, sono venuta a Firenze per lavorare per Ferragamo che, acquistato il marchio Ungaro, ne produceva gli accessori. Esperienza bellissima, per me la più preziosa: mi ha consentito un salto di qualità nella conoscenza di forme e materiali, soprattutto pelle e scarpe. Successivamente sono tornata a Roma, da Fendi, e poi in Svizzera per una breve esperienza presso Swatch Group, dove ho potuto conoscere la raffinatezza dei gioielli e dei piccoli accessori di Léon Hatot, marchio acquisito da Swatch Group. Purtroppo il lavoro che mi era stato assegnato non appagava il mio bisogno di toccare e lavorare con le mani, era lontano dalla materia di cui sono fatti gli oggetti, dalla concretezza che mi stava a cuore”
Mentre la ascolto parlare penso che è straordinaria la sua capacità di essere perfettamente consapevole di ciò di cui ha bisogno per non penalizzare le proprie doti e le proprie passioni.
Dopo l’esperienza svizzera, Daniela torna a Firenze, lavora per VIVIA Ferragamo, fino alla chiusura dell’azienda nel 2009. Ora è costretta a reinventarsi sul piano professionale: “Ho capito che era il momento di aprire qualcosa di mio, di creare impresa e dare vita ad un marchio mio.”
Daniela si guarda intorno e cerca chi possa darle una mano, chi possa orientare i mille passi che questo progetto comporta e a questo punto Daniela incontra i servizi del Vivaio per l’Intraprendenza: “Il Vivaio mi ha offerto una formazione accurata, strumenti, mi ha accompagnata, mi ha permesso di entrare in una rete di piccole imprese artigiane con cui continuo a lavorare”
Nasce Una cosa Blu. Blu perché è da sempre il suo colore preferito, perché è il colore degli occhi che ha ereditato nella sua famiglia da genitori e nonni, perché è il colore che completa un rito anglosassone ricorrente nei matrimoni: la sposa deve indossare Una cosa nuova, Una cosa vecchia, Una cosa prestata, Una cosa regalata e Una cosa Blu. “ Il blu mi accompagna da sempre, mi appartiene, mi chiama”
Quello che caratterizza la produzione di Una cosa blu è l’estrema ricercatezza dei materiali e delle lavorazioni, pizzi e applicazioni che richiedono una cura assoluta, un lungo e perfetto lavoro manuale, che esigono materie prime di eccellenza e che Daniela progetta, realizza e fa realizzare da una sua rete di artigiane e artigiani. Lei lavora sui particolari, sugli accessori che accompagnano gli abiti, che non avranno il primo piano nelle cerimonie per cui sono pensati, ma che completano con eccellenza rendendoli perfetti: scarpe soprattutto, e poi cerchietti di perline, pizzi e bottoni decorati, cinture, fiocchi, applicazioni di fiori, veli. Tutti gli oggetti di Una cosa Blu sono caratterizzati dalla presenza di un piccolo particolare blu, un’impronta nascosta: una cucitura sottile nella suola delle scarpe, il piccolo segno dell’infinito ricamato, piccola applicazione di pizzo, sotto i cerchietti per i capelli.
La produzione di Una cosa Blu incarna una filosofia, il valore della lentezza, del particolare “poetico”. Ma dietro questa filosofia Daniela pensa da imprenditrice e parla con competenza di mercato e target di riferimento.
“So di essere in controtendenza rispetto al mondo del fashion, che viaggia spedito e trasforma la moda in business velocissimo e sempre provvisorio. Io mi occupo di accessori da sposa e questo è un mercato qualitativo, lento. Quello che le persone comprano per il loro matrimonio ha un valore simbolico, non comprano solo una merce, comprano poesia, emozioni da conservare nel tempo, per questo ciò che comprano deve avere una qualità speciale e la qualità è durata, nel tempo della produzione e nel tempo del possesso. Quando incontro i miei clienti mi accorgo che all’inizio non ne sono consapevoli, ma poi capiscono e questo permette loro di scegliere”
“Un’impresa come la mia ha bisogno di tempi lunghi per affermarsi: quello che produco è costoso, perciò si rivolge ad un mercato di nicchia e per me la cosa più complessa è acquisire visibilità, essere conosciuta: per questo ora lavoro sulla distribuzione e mi rivolgo soprattutto al mercato estero. Nel settore matrimoni, in Italia, ora, prevale la scelta di prodotti molto economici. Questo sarebbe il momento giusto per aprire un mio negozio, un mio personale punto di incontro con la clientela, questo mi permetterebbe di acquisire quella visibilità di cui ho bisogno per affrontare il futuro di Una cosa Blu. Ma deve essere davvero un negozio “meraviglioso”.
Starei personalmente ore a sentirla parlare della sua passione per la bellezza nascosta nei particolari, nei ricami, nelle trasparenze dei suoi veli e dei suoi pizzi, ma anche del suo lavoro, dei suoi progetti concreti e ambiziosi. Esco dalla Confetteria e mi accorgo che ho passato con lei due ore, che sono volate.
Testo e foto di Giulia Cerrone – Vivaio per l’Intraprendenza